Il Counselling è una modalità di intervento clinico che offre un breve ciclo d’incontri - generalmente quattro, della durata di quarantacinque minuti ciascuno, con una frequenza settimanale- a soggetti che si confrontano con situazioni conflittuali, o problemi di varia natura . Ciò che è consentito al soggetto che chiede un tale intervento, è di esplorare le proprie difficoltà nell’ambito di un setting concordato, che garantisce la regolarità e la riservatezza degli incontri, nel rispetto delle capacità di autodeterminazione del soggetto.
In questo definito spazio di consultazione si cerca di accogliere e comprendere le richieste, le motivazioni del paziente, le sue aspettative, gli stati d’animo e gli specifici disagi che lo hanno spinto a chiedere aiuto. Si cerca di svolgere insieme un lavoro di esplorazione della sua persona e di riconoscimento di alcune sue difficoltà; il tutto attraverso un' esperienza protetta in cui questi può prendere consapevolezza di alcuni aspetti del proprio modo di funzionare nei confronti del mondo esterno e del proprio mondo interno.
È importante sottolineare, come chiariva la Noonan in un articolo del 1983, che “Non si mira ad indurre nell’individuo mutamenti strutturali che solo una terapia a lungo termine può, più propriamente facilitare. Gli scopi dell’intervento vanno piuttosto rintracciati e possono essere più adeguatamente descritti nei termini del favorire, nell’individuo, una maggiore possibilità di contenimento delle ansie, un’accresciuta consapevolezza dei meccanismi di difesa più frequentemente adottati – e dei relativi costi psichici – ed una, sia pur iniziale, capacità di intravedere il contributo di esperienze e relazioni infantili nel dar forma e mantenere in vita una particolare immagine del mondo”.
In tale ottica il confronto con uno psicologo può rivelarsi un’opportunità per affrontare in maniera più funzionale momenti delicati appartenenti alla propria storia di vita.
Il counseling non consiste nel “dare le risposte giuste”, ma nel sollecitare buone domande.
Non sempre, tuttavia, le persone che giungono in consultazione portano un problema circoscritto di cui sono consapevoli; talvolta, infatti, arrivano in un momento di disagio “generale”, con difficoltà radicate negli anni e vissute, quindi, come una condizione di blocco, difficile da superare. E' possibile in questi casi riflettere sulla possibilità di seguire il paziente con percorsi prolungati.
In questo definito spazio di consultazione si cerca di accogliere e comprendere le richieste, le motivazioni del paziente, le sue aspettative, gli stati d’animo e gli specifici disagi che lo hanno spinto a chiedere aiuto. Si cerca di svolgere insieme un lavoro di esplorazione della sua persona e di riconoscimento di alcune sue difficoltà; il tutto attraverso un' esperienza protetta in cui questi può prendere consapevolezza di alcuni aspetti del proprio modo di funzionare nei confronti del mondo esterno e del proprio mondo interno.
È importante sottolineare, come chiariva la Noonan in un articolo del 1983, che “Non si mira ad indurre nell’individuo mutamenti strutturali che solo una terapia a lungo termine può, più propriamente facilitare. Gli scopi dell’intervento vanno piuttosto rintracciati e possono essere più adeguatamente descritti nei termini del favorire, nell’individuo, una maggiore possibilità di contenimento delle ansie, un’accresciuta consapevolezza dei meccanismi di difesa più frequentemente adottati – e dei relativi costi psichici – ed una, sia pur iniziale, capacità di intravedere il contributo di esperienze e relazioni infantili nel dar forma e mantenere in vita una particolare immagine del mondo”.
In tale ottica il confronto con uno psicologo può rivelarsi un’opportunità per affrontare in maniera più funzionale momenti delicati appartenenti alla propria storia di vita.
Il counseling non consiste nel “dare le risposte giuste”, ma nel sollecitare buone domande.
Non sempre, tuttavia, le persone che giungono in consultazione portano un problema circoscritto di cui sono consapevoli; talvolta, infatti, arrivano in un momento di disagio “generale”, con difficoltà radicate negli anni e vissute, quindi, come una condizione di blocco, difficile da superare. E' possibile in questi casi riflettere sulla possibilità di seguire il paziente con percorsi prolungati.